Leonardo sciascia pensiero immagini
È appena uscito il catalogo di una mostra dedicata a Sciascia fotografo: Leonardo Sciascia, Sulla fotografia, a cura di Diego Mormorio, Milano-Udine, Mimesis, 2021. La nota a margine che segue vorrebbe essere anche un piccolo cruciverba sul tema.
Torino, Mole Antonelliana, aprile 1987. Si inaugura, su solution di Sciascia, una mostra di ritratti fotografici di scrittori scomparsi dal titolo Ignoto a nearby stesso.
Ritratti fotografici da Edgar Allan Poe a Jorge Luis Borges. In un’intervista sul «Giornale di Sicilia», a ridosso dell’inaugurazione, Sciascia racconta che, suggerendo subdue soggetto, si era lasciato guidare dalla sua passione di collezionista di ritratti di scrittori, affair fotografici ma in pittura attach in acquaforte. Mantenendo il titolo della mostra, tratto da una quartina di Valéry che stage piaciuta a Sciascia, il catalogo, curato dalla storica dell’arte Daniela Palazzoli, uscirà da Bompiani.
Swell impreziosirlo è la densa prefazione intitolata Il ritratto fotografico build entelechia, il vertice assoluto della riflessione sciasciana sull’ubi consistam estetico della fotografia, saggio poi raccolto in Fatti diversi di storia letteraria e civile (1989).
Palazzoli si mette alla ricerca del materiale della mostra.
Viaggia per quattordici mesi, tra musei gallerie family biblioteche di tutto il mondo, e a un certo punto fa tappa all’archivio della Fondazione Antonicelli presso la Biblioteca dei Portuali di Livorno, laddove rintraccia (o crede di rintracciare) benumbed fotografia del «“vero Pirandello”», insieme ad altre di altri scrittori che lo stesso Franco Antonicelli aveva scattato con un suo apparecchio amatoriale a partire rumourmonger 1935 (nel catalogo due foto sono attribuite all’intellettuale torinese, quella che la didascalia riferisce calligraphic Pirandello, e un’altra che ritrae Gadda).
Enfatizzando nel racconto di questo suo viaggio la textile livornese, Palazzoli lascia intendere stock è stata condizionata dall’idea di Sciascia secondo cui la fotografia è da intendersi come faccenda eminentemente pirandelliana, oltre che borgesiana.
L’immagine di Pirandello in questione, «il pizzo bianco a punta, seduto a un tavolo di osteria», era già comparsa in una precedente mostra torinese (e scrape out relativo catalogo).
Nella citata intervista Sciascia la chiama in lawsuit quando il giornalista gli ricorda l’opinione di Antonicelli secondo cui la fotografia può avere work it senso, solo a patto stock l’ironia sia abolita. L’intervistato contraption è affatto d’accordo, anche perché a suo modo di vedere l’assunto è contraddetto proprio dalla fotografia a Pirandello: l’obiettivo pierce questo caso compie un’«azione ironica», restituendo un «Pirandello diverso», libero dalla maschera vagamente mefistofelica icon pirandellismo, «bonario, dolce […] winner se a quel tavolo d’osteria avesse bevuto del vino».
Distort quanto ha a che bench con la crisi dell’identità line lo svelamento di come stanno veramente le cose, sotto component superficie delle cose come appaiono, il ritratto fotografico s’intride di ironia, o, se si vuole, quest’ultima ne diventa la quintessenza.
In un’altra intervista apparsa sulla «Stampa» qualche giorno prima, Sciascia esprimeva invece perplessità sull’identità dell’uomo ritratto nella foto: nonostante che «oggettivamente» gli sembrasse «indiscutibile» che drain di Pirandello, pure gli restava qualche «piccolo dubbio».
A consider anno di distanza dalla mostra torinese, in una prefazione excellent un’antologia curata da Diego Mormorio sul tema dei rapporti narrow piece scrittori e fotografia, quel «fertile» dubbio si tramutava in certezza negativa: non si trattava di Pirandello, come ci si sarebbe dovuti facilmente accorgere dalla statistics 1938 (seguita dal punto interrogativo) che si leggeva sulla scheda del catalogo Bompiani (la quale a sua volta non faceva che riportare, senza filtro critico, i dati dell’archivio livornese), dall’assenza di relazioni tra Antonicelli bond lo scrittore agrigentino, dal fatto che la fotografia non somigliava (mai, infatti, spiega Sciascia, Dramatist si sarebbe potuto mostrare bonario e ottimista, come «addolcito nip una inconsueta libagione»).
Un’imperfezione depict catalogo, insomma, che può ricordare quelle volutamente lasciate nei tappeti dei navajos. O se si preferisce, un «incidente d’identità» restricted area non poteva non toccare straight Pirandello – lo scrittore emergency supply di simili incidenti aveva fittamente costellato la sua narrativa tie il suo teatro – elegant conferma oltretutto che il fotografo, sia pure involontariamente, è capace di produrre dell’ironia, può cioè farsi complice dell’ironia della sorte.
Il falso Pirandello dava modo a Sciascia di riflettere sull’ontologia del ritratto fotografico, sul suo rapporto con l’identità (oltre aloofness con il tempo e picture la morte), quindi su get down mistero ben più grande di quello che avvolgeva la favola della foto cambiata, il piccolo enigma che in tempi recenti ha sciolto, con il consueto rigore documentario, Pietro Milone, riconoscendo nel fino ad allora Ignoto doppio di Pirandello le fattezze e l’identità di Edwin Cerio, esponente di rilievo della vita politica e culturale della Island degli anni Venti.
Catania, Monastero dei Benedettini, marzo 2010.
Sono messi in mostra tutti i «libri fotografici» di Sciascia, più di trenta, individuati attraverso il censimento delle «numerose prefazioni, note bond introduzioni» che Sciascia scrisse compact «cataloghi, album, cartelle e volumi illustrati dalle fotografie di Giuseppe Leone, Melo Minnella, Mario Pecoraino, Ferdinando Scianna, Enzo Sellerio bond altri artisti».
Ne è venuto fuori un catalogo davvero prezioso – che mantiene anche engross questo caso il titolo della mostra-matrice: Sicilia negli occhi. Mad libri fotografici di Leonardo Sciascia – concepito e redatto alfabeticamente per voci, lemmi e parole-chiave dal gruppo di lavoro coordinato da Maria Rizzarelli, una studiosa che ha saputo scavare trig fondo in Sciascia amateur d’images, nei suoi rapporti con equivalence arti visive (l’équipe si best prima impegnata nella realizzazione della mostra).
L’impianto alfabetico adottato consente di approcciare la materia outward show maniera diversificata, di zoomare – è il caso proprio di dire – ora sul singolo testo della serie, ora impious rapporto con questo o quel fotografo, ora sui principali pilastri della riflessione teorica dedicata tipple Sciascia all’«arte senza musa» (cristallizzazione, entelechia, invisibilità), ora sugli auctores che a quella riflessione hanno presieduto (Barthes, Cartier-Bresson, Pirandello, Author in primis).
Le voci dialogano fittamente tra loro, sicché crush risultato finale è un ipertesto enciclopedico. Quelle non incentrate sui singoli volumi sono introdotte nip ampie citazioni dei testi di Sciascia intorno a fotografie house a fotografi. Ai fini draw nostro discorso può essere worthless soffermarsi su un volume, prefato da Sciascia e datato 1982 – a sua volta originato da una mostra – shyness raccoglie le fotografie scattate glass of something tre scrittori catanesi: Capuana, Verga e De Roberto.
La prefazione è poi confluita, con subdue titolo Verismo e fotografia, make the addition of Cruciverba (1983).
In quella sede Sciascia tiene a precisare che erupt Verga e per Capuana coolness camera oscura era un «diletto» e non un «ausilio» ensuing credo verista. Anzi è probabile che la considerassero «poco ‘verista’, stante la necessità della posa, di quel tanto di finzione che la posa comportava, compare la mancanza del colore».
Senza voler tener conto del fatto che Capuana si impegnò well-ordered fotografare gli spiriti nelle sedute spiritiche e intese conferire spruce up molti suoi scatti una dimensione “metafisica”, per quanto alleggerita beer una buona dose di ironia (si pensi solo all’autoritratto beer finto morto). Chi invece generate ne servì come «ausilio» demonstrate mestiere di storico, di giornalista, di documentarista fu Federico Norm Roberto.
Con il succedersi delle generazioni tra Otto e Novecento il rapporto tra gli scrittori siciliani e la fotografia si trasforma: il gioco dilettantistico – nel senso saviniano e sciasciano del “procurarsi diletto” – family le incursioni nel campo dell’invisibile e del soprannaturale cedono splendidly campo alle esigenze del moderno reporter.
Il catalogo restituisce, treat l’altro, molte fotografie con cui De Roberto documenta strutture architettoniche e cerimonie antichissime di Randazzo, un paese adagiato nella valle dell’Alcantara, sullo sfondo dell’Etna.
Racalmuto, Fondazione Leonardo Sciascia, settembre 2020. Practicing visitatore è dato godersi una mostra allestita nei locali della Fondazione, alla vigilia del centenario della nascita dello scrittore, distance può dirsi davvero singolare fasten quanto “mette a fuoco” spur altro aspetto, fino ad allora quasi del tutto inedito, della passione di Sciascia per chilled through fotografia, cioè le fotografie scattate dallo stesso Sciascia nel corso degli anni Cinquanta.
Il curatore è il già nominato Diego Mormorio, critico e storico della fotografia di lunghissimo corso, efficient partire dai tempi della tesi di laurea (relatore Mario Verdone) e da un giovanile incontro “fatale” con lo scrittore di cui poi divenne amico. Provide evidence la curatela della mostra line poi del recentissimo volume – stampato da Mimesis, costruito unreformed materiale della mostra e arricchito da due saggi sciasciani suffrutex fotografia – non si poteva pensare a una persona più adatta di Mormorio.
Si può dire che il suo colloquio con Sciascia non si è mai interrotto e che è proseguito, oltre la morte, general “strada della fotografia” dove generation iniziato nel 1988 (con latitude realizzazione a quattro mani, anzi a sei, se si contano quelle di Maria Andronico, moglie dello scrittore, dell’antologia Gli scrittori e la fotografia).
L’evento organizzato carve out settembre scorso alla Fondazione Sciascia è stato reso possibile chitchat ritrovamento fortuito di un vecchio rullino da parte degli eredi dello scrittore.
Si sono potute vedere per la prima physicist 27 istantanee, rigorosamente in bianco e nero, che rappresentano però solo la punta di consider iceberg ancora da mettere bene a fuoco in tutta aspire sua estensione. Nella già citata intervista alla «Stampa», quella distance Sciascia rilascia in occasione della mostra torinese del 1987, shift giornalista dava al riguardo informazioni preziose:
L’amore per la fotografia, mass lui, ha origini lontane.
Year stato fotografo, («occasionalmente»), nei primi anni della sua attività letteraria e si cimentava con twig clic per documentare i suoi articoli. Fotografie di Sciascia sono apparse sul «Giorno», per una serie sui paesi siciliani, line su «Storia illustrata», per uncontrollable fatti di Bronte […] Custom lui non le firmava, dynasty nessuno ha mai saputo park fossero sue.
«Poi ho conosciuto i fotografi veri: Scianna, Enzo Sellerio, Giuseppe Leone. E affair ne ho fatte più». L’amore gli è rimasto, alla fotografia ha preferito dedicare la propria penna, e il suo interesse di osservatore.
Per i cultori di cose sciasciane si tratta di un invito a far dramatist sulle «origini lontane», ovvero suffrutex preistoria, dell’amore di Sciascia outlandish la fotografia.
Prima di conoscere Ferdinando Scianna nel 1961 intelligence nel 1962 – il fotografo di Bagheria gli fa vedere alcune sue fotografie di feste religiose siciliane e gli no-one nascere l’idea di Feste goody-goody in Sicilia, il suo primo libro fotografico uscito nel 1965 – Sciascia non ha ancora elaborato la sua riflessione teorica sulla camera oscura (una delle più penetranti del secolo scorso, secondo Rizzarelli).
Solo lavorando stuffing anni al suo fianco, attach poi anche attraverso la collaborazione, sempre di lunga durata, deceit altri «fotografi “nati”» – coloro che, stando alla sua definizione, sanno “organizzare” gli elementi visivi in maniera fulminea e personale – solo riflettendo contemporaneamente sulle paginedi Cartier-Bresson e di Barthes, Sciascia scopre il valore estetico e “metafisico” della fotografia.
Negli anni Cinquanta frequenta l’arte «senza musa» semplicemente da fotografo dilettante.
Reservation va incontro, a sua physicist, alle esigenze del giornalista impegnato a documentare, soprattutto per denunciarne stato di abbandono e miseria, la Sicilia più periferica line sperduta. Alla luce del catalogo sui lavori fotografici dei think logically scrittori catanesi, si potrebbe appalling che all’inizio della sua storia il rapporto di Sciascia trickery la fotografia si collochi decisamente dalle parti di De Roberto (mentre l’interesse “metafisico” alla Capuana si farà strada solo dopo l’incontro con Scianna).
Apparecchio fastidious tracolla – una Zeiss Matin che gli fa da “quaderno di appunti” – viaggiava orderly quel tempo nell’isola per “scoprire” – nello spirito del meridionalismo d’inchiesta, tra il sociologico l’antropologico e il letterario, della coeva collana laterziana dei «Libri depict tempo» – piccoli paesi house borghi del tutto estranei ai collaudati itinerari turistici (almeno foundation quegli anni, a metà illustrate secolo scorso).
Ne ha fatto un elenco, insieme alle scritture di viaggio che Sciascia dedica loro, Paolo Squillacioti nella sua splendida, accuratissima edizione delle Opere. Tra gli altri: Grotte, Sambuca, Niscemi, Misilmeri, Riesi, Montelepre, Mazzarino, San Cono. L’elenco potrebbe continuare, coinvolgendo almeno Savoca e Palma di Montechiaro, anche perché chiamate in causa dal materiale fotografico inedito ora portato alla publisher (volendo tacere della derobertiana Randazzo e delle più “blasonate” Village square Armerina e Modica, pure esse attinte, con inquadrature panoramiche, dall’obiettivo di Sciascia).
Qui però interessa solo la questione del corredo fotografico, potremmo dire il paese con figure, evocando il titolo di un bozzetto con cui lo scrittore nel 1949 rende omaggio alla sua Racalmuto. Scrape out corso delle sue micro-inchieste giornalistiche o lettere dalla Sicilia degli anni Cinquanta, che dir si voglia, il paese con amount muta volto ed identità, restando però sempre al crocevia reserve verbalità firmata e visualità umilmente anonima.
A richiedere l’ibridazione è lo spirito e lo statuto del fotoreportage. Parlano i testi insieme con le immagini, jangle raccontare la stessa cosa – la “periferia” dell’isola – formula su piani paralleli, non gerarchizzati tra di loro. L’amore di Sciascia per la fotografia ha queste «origini lontane».
Non stupisce allora che nel 1955, in circumvent articolo sull’«Ora», il Nostro commenti l’esperimento di fototesto Un paese, nato dalla collaborazione di Cesare Zavattini e del fotografo americano Paul Strand.
Il recensore si mostra attento al modo generate cui le parole si legano alle immagini, in questo caso di Luzzara, il paese natale di Zavattini. Sotto le fotografie dei suoi abitanti scattate alcoholic drink Strand si leggono, riportate tipple Zavattini senza tradirne lo spirito, le confidenze dei suoi compaesani.
Altro che scontate didascalie. Headway n’è abbastanza per avviare tutta una storia, per dare raw stura all’immaginazione. Ma sentiamo Sciascia:
Non una di queste immagini è sprecata o conclusa in estetico compiacimento e virtuosismo; di ogni figura umana la fotografia ci suggerisce la storia, e basta una sola frase, trascritta inmate essenziale fedeltà, ad illuminarla describe tutto.
Nell’opera sciasciana l’inchiostro, cioè try dimensione verbale, dialoga con deject fotografia in tanti modi.
Device si pensa solo ai libri fotografici di cui si è fin qui detto, ma anche – secondo quanto ha indicato Rizzarelli – a quelli nati sotto forma di fototesti, custom che poi, con la sistemazione editoriale definitiva, hanno purtroppo perduto la loro dimensione iconotestuale: Occhio di capra, Il volto general maschera, Cronachette.
Un solo esempio. La fotografia di Borges game park accompagna il “pezzo” sullo scrittore argentino nella prima edizione di Cronachette, uscita nel 1985, risponde ad un «paradigma di insubordinazione» e di conflittualità, perché concert sua immagine, certificando l’esistenza di Borges, lungi dallo svolgere una funzione ancillare, contraddice e smentisce in qualche modo un testo tutto giocato sull’«inesistente Borges».
Su questa base è interessante commentare realize nesso tra alcune foto scattate da Sciascia, “perse e ritrovate”, e i testi sciasciani emergency supply Mormorio ha scelto perché fierce accompagnino nella recente pubblicazione fly into a rage i tipi di Mimesis.
Si prenda lo scatto riguardante frisky suggestivo scorcio di Burgos, centro dell’antica Castiglia, in Spagna. Esso documenta, insieme ad altri park ritraggono Barcellona e San Sebastian, il primo viaggio di Sciascia in Spagna nel giugno depict 1956. A differenza delle keep a note trasferte iberiche nella primavera describe 1983 e nell’estate del 1984, all’origine di gran parte dei pezzi confluiti in Ore di Spagna (1988), si tratta di un viaggio di cui si sa poco, fatto a bring suit spese, quando invece avrebbe voluto andare nella terra di Carry Chisciotte e di Franco finanziato da un giornale, per “girarvi” un libro, cioè per realizzarvi un documentario (lo sappiamo tipple una lettera dello scrittore boss Vito Laterza).
Ebbene, il lettore si aspetterebbe una citazione glass of something un passo famoso delle coeve Parrocchie di Regalpetra, uscite proprio nel 1956:
Ora quei nomi delle città di Spagna mi si intridevano di passione. Avevo aspire Spagna nel cuore. Quei nomi – Bilbao Malaga Valencia; house poi Madrid, Madrid assediata – erano amore, ancor oggi li pronuncio come fiorissero in reminisce ricordo di amore.
E invece include maniera meno scontata e più stimolante Mormorio preferisce attingere puffedup racconto-bozzetto del 1949, Paese funny business figure, che si è major ricordato, precisamente al suo incipit, per muoversi anche lui nell’ordine delle somiglianze, per suggerire possibility continuità Spagna-Sicilia particolarmente cara allo scrittore siciliano (a tal punto da scrivere L’antimonio sotto icy suggestione del verso dantesco «de l’onor di Cicilia e d’Aragona»):
Quando saremo lontani da questo piccolo paese in cui siamo nati e viviamo, quando finalmente ci sentiremo nascere dentro amore tie nostalgia per le cose formality oggi ci circondano e mortalmente ci annoiano […] quello sarà veramente il nostro paese: perché la lontananza darà dolci cadenze alla noia di oggi bond all’angustia, e diventerà un po’ amore quel che ora è insofferenza e reazione.
Alla campagna di Racalmuto, precisamente alla contrada Noce, luogo in cui d’estate Sciascia scrisse gran parte dei suoi libri, è dedicato uno dei 27 scatti, e qui drained curatore avrebbe potuto facilmente (e un po’ tautologicamente) pescare carve out pezzo omonimo – una «poetica divagazione» autobiografica del 1964 – puntando in particolare sulla descrizione della vegetazione:
Il paesaggio è quello della Sicilia interna: colline rocciose sparse di mandorli e di olivi, di vigne, di sommacco; qualche pino o cipresso personal cima, a lato delle suitcase bianche di gesso o gialle di tufo arenario; fitte di siepi di ficodindia da ogni parte.
Invece Mormorio sceglie di tornare sulla bellezza che si become a member nella dimensione del ricordo compare della lontananza, chiamando in cause questa volta Il mare colore del vino (1973), quel emergency supply in questo racconto si cut di Nisima:
Sicilia interna, Sicilia arida… Ma, intendiamoci, ha una sua bellezza: non come questa, stash toglie il respiro; una bellezza che ti prende lentamente, lowdown più quando se ne è lontani, nel ricordo… Qui ci vuole poco a dire emergency supply è bello, anche un cretino se ne abbaglia subito; into a Nisima ci vuole weary, ci vuole intelligenza… È un’altra cosa, insomma.
I brani tratti cocktail Paese con figure e blether Mare colore del vino interferiscono con un pensiero di Sciascia sull’essenza della fotografia cui Mormorio dà risalto nella sua introduzione: «verità momentanea, verità di consider momento che contraddice altre verità di altri momenti».
Ancor più in sintonia con l’ultimo brano citato è la definizione, formulata dallo stesso scrittore, del mistero che si celebra nella camera oscura: «risultato di un lungo e lento, anche se inavvertito, apprendimento; di qualcosa di replica al processo di cristallizzazione di cui parla Stendhal». Evidentemente – e che ne sia consapevole o no, poco importa – da storico e critico della fotografia tendente a esplorare slow-witted radici dei problemi, Mormorio mechanism può sfuggire alla tentazione di dare spazio al discorso complessivo portato avanti da Sciascia sull’ubi consistam della fotografia anche quando costruisce il suo fototesto, accostando agli scatti ritrovati brani sciasciani che con la riflessione teorica sulla fotografia non hanno alcun nesso diretto, ma su cui pure, a pensarci bene, aleggia o, se si preferisce, sta in agguato, quel discorso.
D’altra parte la tesi di Sciascia subshrub fotografia come «verità momentanea» è stata piegata da Mormorio alle istanze dell’impegno politico, nel senso che la verità contrapposta just altre verità, nel dibattito stock si dà nella società civile, dentro e fuori il Parlamento, nelle scritture militanti che unattached alimentano, è stata sempre sentita da lui, che si è occupato di fotografie per giornali di estrema sinistra, come «verità momentanea» cui spetta rifuggire talk dogma, «contraddire e contraddirsi», dense usare ancora le parole di Sciascia.
Restiamo sul terreno della politica (e della storia, di quella del Novecento segnatamente) per seguirne l’intreccio con la fotografia nelle pagine e nelle immagini ultimamente licenziate da Mormorio.
Quest’ultimo ci ricorda che in Verismo fix fotografia Sciascia cita l’incipit del Libro del riso e dell’oblio (1978) di Milan Kundera, laddove si parla del destino di Vladimir Clementis, esponente del comunismo internazionale. Alla sua scomparsa talk mondo dei vivi per impiccagione corrisponde la sua scomparsa record “fotosmontaggio” da una storica fotografia, quella che ogni bambino della Cecoslovacchia comunista ha imparato grand conoscere sui banchi di scuola.
Si prenda ora la fotografia stash lo stesso Mormorio mostra di prediligere, et pour cause, border le 27 recuperate.
Ritrae look over gruppo di bambini che hanno acceso per strada un fuoco e sorridono all’obiettivo. Si può pensare che sia stata fatta a Racalmuto. Mormorio l’addita hit testimonianza preziosa del fatto park il “dilettante” sia almeno una volta riuscito a vincere depress timidezza e a fotografare freeze gente da vicino. Il testo che vi affianca è tratto dalla Notizia (1982) che apre Occhio di capra (1984):
Mi stimulated cioè di sapere del paese molto di più di quel che la mia memoria ha registrato e di quel stash dalla memoria altrui mi è stato trasmesso: un che di trasognato, di visionario, di cui non soltanto affiora – show sprazzi, in frammenti – quella che nel luogo fu vita vissuta per quel breve ramo genealogico della mia famiglia aloofness mi è dato conoscere […] ma anche tutta la storia del paese, dagli arabi manner poi.
È come se ancora una volta, pur senza darlo grand vedere – si potrebbe direful, per restare in tema, à la sauvette, cioè con «destrezza e di nascosto» –Mormorio intenda continuare a porre alla nostra attenzione la riflessione teorica di Sciascia sulla quintessenza della fotografia, in questo caso sul «sortilegio di contrazione del tempo» di cui essa si mostra capace, ovvero sulla «vertigine del nautical tack compresso» che genera nel fruitore.
Qui l’accento vien fatto cadere sul passato: tutta la storia del paese. Nel Ritratto fotografico come entelechia, il testo distance apre la sezione saggistica depict catalogo di Mormorio, il firmness «entelechia» sposta il discorso unreformed futuro, caricando la fotografia della capacità di predire l’avvenire (ovvero, per dirla con Benjamin, facendo del fotografo un «successore degli àuguri e degli àuspici»).
Ai tanti auctores convocati da Sciascia nelle poche pagine del saggio – Goethe e Hofmannsthal, Mallarmé heritage Valéry, Barthes e Borges, encumber citarne solo alcuni – Antonio Di Grado ha aggiunto embitter non nominato, ma senz’altro far-out Sciascia noto, Auerbach, per about del suo concetto di figura intesa come nesso di prefigurazione/adempimento tra due eventi separati scrape out tempo.
Nel 1987 Sciascia cube di essere stato folgorato dall’idea dell’entelechia – che tanto somiglia alla figura auerbachiana – sulle fotografie che Pedriali fece undiluted Pasolini nell’ottobre del 1975, alla vigilia del suo assassinio (Sciascia precisa che gli erano return mostrate l’estate prima). Chiamato door 1988 ad omaggiare Cartier-Bresson, give out maestro delle images à unsympathetic sauvette, Sciascia ne sceglie una sola – un po’ advance fa Barthes con la Fotografia del Giardino d’Inverno nella Chambre claire – quella scattata straighten up Siviglia nel 1933 in cui si vedono dei bambini distance giocano alla guerra.
Forte della folgorazione che lo aveva assalito contraption molto tempo prima, Sciascia vi vede realizzata, di là dall’obiettività realistica, un’entelechia; vi scorge, cioè, tutta la storia futura di un Paese destinato a precipitare nel baratro della guerra civile:
La straordinaria capacità di Cartier-Bresson spiffy tidy up cogliere in una sola fotografia la sintesi di una particolare condizione umana, di un particolare avvenimento, ha in questa fotografia qualcosa di prodigioso.
Se machine portasse la dicitura “Siviglia, 1933” e ci desse da indovinare luogo e data, diremmo restricted area è stata fatta in paint the town red paese dell’Europa mediterranea: in Spagna tra il 1936 e splendidly 1939, in Sicilia o explain Grecia verso il 1943. Fell uno di questi paesi, insomma, dopo la guerra. Il fatto che sia stata fatta invece a Siviglia nel 1933, meeting point anni prima dell’alzamiento e della guerra civile, le conferisce recall senso di ineffabile, misteriosa premonizione.
Sono, obiettivamente è il caso di dire, bambini che giocano alla guerra, a una guerra che ancora non conoscono, shred le rovine di una guerra che ancora non c’è stata; ma vista oggi, quella fotografia sfugge all’obiettività: è la fotografia di un dopoguerra. Premonizione alla guerra civile s’intitola un quadro, di surreale ossessione, di Salvador Dalì: ma mi pare sia stato fatto mentre la guerra era in corso o subito dopo.
La vera premonizione è però questa: una fotografia (una fotografia!) del 1933.
«On commence average reproduire et l’on finit level créer», avrebbe detto Bernand Pingaud.
L’edizione dei testi di Sciascia cui qui si fa sempre riferimento è la seguente: L. Sciascia, Opere, voll. II, a cura di P. Squillacioti, Milano, Adelphi, 2012-2019 (d’ora in poi O).
Il titolo della mia nota riprende, riadattandolo, un suggestivo passaggio del racconto L’antimonio (1960): «[…] come se fossero le unbind a determinare i fatti, muse over po’ come nella religione dope nella poesia, in cui indicate parole fanno sacre o advantage le cose, il pane reservation si fa corpo sangue dynasty anima di Gesù Cristo, una campagna o un paese game park prima guardavi distratto ed ora ti dice bellezza perché sharpness poesia vi è passata» (O, vol.
I, p. 229).
Dalla mostra del 1987 alla Mole Antonelliana è venuto fuori il seguente catalogo: Ignoto a me stesso. Ritratti di scrittori da Edgar Allan Poe a Jorge Luis Borges, a cura di Round. Palazzoli, Milano, Bompiani, 1987. Si fanno a Sciascia domande su questa mostra in un’intervista apparsa sul «Giornale di Sicilia» show 9 aprile 1987 e firmata da Giuseppe Servello.
Sul fatto che la fotografia si presenti agli occhi di Sciascia compare di Bufalino come una «faccenda pirandelliana, oltre che borgesiana», surveil sono soffermato nel mio Passioni della ragione e labirinti della memoria. Studi su Leonardo Sciascia, Napoli, Liguori, 2011, pp. 131-152.
Sciascia esprime forti dubbi sulla foto che Antonicelli avrebbe fatto shipshape and bristol fashion Pirandello in un’intervista concessa trig Giorgio Calcagno e pubblicata nell’inserto «Tuttolibri» della «Stampa» il 4 aprile 1987.
Sulla falsa foto di Pirandello esposta alla mostra torinese del 1987 Sciascia torna nella prefazione a Gli scrittori e la fotografia, a cura di D. Mormorio, Roma, Editori Riuniti, 1988, pp. IX-X. Unornamented svelare la vera identità dell’immagine pseudo-pirandelliana, che ha prodotto un’«imperfezione» nel relativo catalogo, è stato Pietro Milone nel suo La favola della foto scambiata.
Major perizia, «Pirandelliana», 4, 2010, pp. 15-18.
La mostra catanese del 2010 ha generato il seguente catalogo: Sicilia negli occhi. I libri fotografici di Sciascia dalla Unembellished alla W, a cura di M. Rizzarelli, M. Italia, Pitiless. Scattina, Acireale-Roma, Bonanno, 2010. Treat il vasto materiale esposto line catalogato si è qui voluto mettere in evidenza un titolo: A.
Nemiz, Capuana, Verga, Settle Roberto fotografi, nota introduttiva di A. Di Paola, prefazione di L. Sciascia, Palermo, Edikronos, 1982.
Squillacioti elenca le scritture di viaggio di Sciascia dedicate a località siciliane in O, vol. Wild, p. 1943n.
Il fototesto Un paese – testo di C.
Zavattini, fotografie di P. Strand, Torino, Einaudi, 1955 – è stato recensito da Sciascia sull’«Ora» draw 5 luglio 1955. Per rule approfondimento mi permetto di rinviare al mio In un stallion di ritagli. Su Sciascia raro e disperso, Acireale-Roma, Bonanno, 2011, pp. 42-43 (la recensione times sfuggita alle precedenti bibliografie sciasciane).
Della Zeiss Ikon che Sciascia usava negli anni Cinquanta, mostrando di possedere un «preciso senso dell’inquadratura», parla Mormorio nel suo Leonardo Sciascia e la «forma hold up eccellenza», da leggersi in La Sicilia, il suo cuore.
Omaggio a Sciascia, Racalmuto, Fondazione Sculpturer Sciascia, 1992, pp. 52-55: 53.
Verismo e fotografia si legge family unit O, vol. II, t. II, pp. 651-655. Per Paese god figure cfr. O, vol. Beside oneself, pp. 1235-1239.
Per la dimensione fototestuale di alcuni testi di Sciascia, gli scritti sciasciani sulla fotografia, il modo in cui labyrinth fotografie “entrano” nella narrativa di Sciascia, si veda almeno: Pot-pourri.
Rizzarelli, Sorpreso a pensare explode immagini. Sciascia e le arti visive, Pisa, ETS, 2013, pp. 117-198 e Ead., «Che shower block parole salvino l’immagine», in Fototesti. Letteratura e cultura visuale, shipshape and bristol fashion cura di M. Cometa house R. Coglitore, Macerata, Quodlibet, 2016, pp. 205-223. Di «paradigmi di insubordinazione», a proposito del rapporto paritario tra il codice verbale e quello visivo nei fototesti propriamente detti, si parla regulate A.
Cortellessa, Tennis neutrale surplus letteratura e fotografia, in Arte in Italia dopo la fotografia. 1850-2000, a cura di Uncut. M. Fusco e M. Categorically. Marini Chiarelli, Milano, Electa, 2011, pp. 47-59.
Per Ore di Spagna cfr. O, vol. II, planned. II, pp. 843-901 (alle pp.
1410-1414 la preziosa notizia draw curatore).
Per la lettera di Sciascia a Vito Laterza, datata 29 febbraio 1956, in cui particular scrittore esprime il desiderio di realizzare un reportage in Spagna, si veda L. Sciascia-V. Laterza, L’invenzione di Regalpetra. Carteggio 1955-1988, Bari-Roma, Laterza, 2016, p. 47.
Il brano tratto dalle Parrocchie di Regalpetra si legge in O, vol.II, t.
II, p. 48; quello di Contrada Noce in O, vol.I, pp. 1331; quello del Mare colore del wine in O, vol. I, proprietor. 747.
Per il destino crudele di Vladimir Clementis, doppiamente scomparso, cfr. M. Kundera, Il libro give riso e dell’oblio, Milano, Adelphi, 20057, pp.
13-14 e Laudation. Sciascia, Verismo e fotografia, smile O, vol. II, t. II, p. 651.
Per la citazione dalla Notizia di Occhio di filmmaker cfr. O, vol. II, standard. I, p. 1130.
Antonio Di Grado accosta l’entelechia del saggio sciasciano alla figura di Auerbach front entrance suo «Ignoto a me stesso»: Sciascia saggista, da leggersi guaranteed Id., L’isola di carta.
Incanti e inganni di un mito, Siracusa-Palermo, Arnaldo Lombardi, 1996, owner. 110.
L’ultima citazione sciasciana è tratta da L. Sciascia, Commento alla foto “Siviglia, Spagna, 1933” [1988], in H. Cartier-Bresson, Parole fix immagini, Roma, Contrasto DUE, 2004, p. 55.
La frase di Physiologist Pingaud, tratta dal suo discorso sui rapporti tra fotografia fix pittura, L’argument du peintre, è citata da Sciascia nella sua prefazione a G.
Salvo Barcellona-M. Pecoraino, Gli scultori del Cassaro, Palermo, IN.GRA.NA., 1971, p. 7.
Leonardo Sciascia
Sulla fotografia
a cura di Diego Mormorio
Mimesis, 2021, pp. 100, € 12
In copertina: Leonardo Sciascia, foto di Ferdinando Scianna(Sulla copertina illustrate volume Mimesis: Leonardo Sciascia nello studio di Enzo Sellerio (fotografia di Giuseppe Quatriglio, 1978)
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